CARNET DE CULO Chapter 27
Carne dovette rallentare: un mezzo della nettezza urbana ostruiva uno dei sottopassaggi nei pressi della stazioe di London Bridge. Approfittando della sosta il tenace John li raggiunse:
"Grazie per avermi aspettato" disse salendo sull'auto. Nessuno gli rispose e nessuno si chiese se si trattava di cortesia o di sarcasmo.
"Cazzo, ho dimenticato la macchina!" disse subito dopo John.
"Andiamo" disse Carne come al solito. Non era un atto di cortesia. Prima o poi sarebbe arrivata la polizia, avrebbe trovato la piccola Ford, avrebbe scoperto chi l'aveva noleggiata e sarebbero risaliti a John che, ne era sicuro, avrebbe spifferato tutto. Poi solo Lady Hinshelwood avrebbe potuto mettere a tacere la questione e avrebbe cominciato, come suo costume, a ricattare anche lui.
Più tardi, quando fuori le prime luci dell'alba di Natale cominciavano a stemperare il buio, si trovavano tutti e quattro nella biblioteca della bella casa di Bedford Square.
"Tra tutti questi libri ce ne sarà uno che ci può dire qualcosa sulla ville della culomante?" chiese Kate.
Carne sonnecchiava e forse non sentì la domanda ma sentì bene quello che stava dicendo John.
"So tutto io" cominciò il giovane Caruso e continuò parlando del manicomio e della diarrea (un posto malsano, umido e degradato... tra il dicembre del 1845 e il gennaio dell'anno successivo la situazione precipitò. Una terribile dissenteria si diffuse tra tutti gli ospiti dell'Asylum... alla fine di gennaio tutt'intorno al manicomio si innalzavano montagne di merda... I venti acri della proprietà vennero trasformati in un formicaio, profondi pozzi lasciarono praticamente intatta la bellezza del parco mentre le gallerie orizzontali presto si prestarono ad essere riempite. Il terreno sarebbe stato fertilissimo...)
Carne, ormai sveglio, emise un sorriso sornione. Solo Kate lo notò.
"Tuo nonno la sapeva lunga!" sussurrò Carne.
Anche Kate la sapeva lunga. Proprio per questo aveva cercato l'aiuto di Carne:
"John, sai anche come si chiama la pianta che ha ferito Kate?"
"Certo, è un Helleborus Foetidus, lo avevo notato mentre aspettavo che tuo fratello..."
"Grazie." lo interruppe Carne, con insolita cortesia e sincerità. Ora sapeva cosa fare.
"Grazie per avermi aspettato" disse salendo sull'auto. Nessuno gli rispose e nessuno si chiese se si trattava di cortesia o di sarcasmo.
"Cazzo, ho dimenticato la macchina!" disse subito dopo John.
"Andiamo" disse Carne come al solito. Non era un atto di cortesia. Prima o poi sarebbe arrivata la polizia, avrebbe trovato la piccola Ford, avrebbe scoperto chi l'aveva noleggiata e sarebbero risaliti a John che, ne era sicuro, avrebbe spifferato tutto. Poi solo Lady Hinshelwood avrebbe potuto mettere a tacere la questione e avrebbe cominciato, come suo costume, a ricattare anche lui.
Più tardi, quando fuori le prime luci dell'alba di Natale cominciavano a stemperare il buio, si trovavano tutti e quattro nella biblioteca della bella casa di Bedford Square.
"Tra tutti questi libri ce ne sarà uno che ci può dire qualcosa sulla ville della culomante?" chiese Kate.
Carne sonnecchiava e forse non sentì la domanda ma sentì bene quello che stava dicendo John.
"So tutto io" cominciò il giovane Caruso e continuò parlando del manicomio e della diarrea (un posto malsano, umido e degradato... tra il dicembre del 1845 e il gennaio dell'anno successivo la situazione precipitò. Una terribile dissenteria si diffuse tra tutti gli ospiti dell'Asylum... alla fine di gennaio tutt'intorno al manicomio si innalzavano montagne di merda... I venti acri della proprietà vennero trasformati in un formicaio, profondi pozzi lasciarono praticamente intatta la bellezza del parco mentre le gallerie orizzontali presto si prestarono ad essere riempite. Il terreno sarebbe stato fertilissimo...)
Carne, ormai sveglio, emise un sorriso sornione. Solo Kate lo notò.
"Tuo nonno la sapeva lunga!" sussurrò Carne.
Anche Kate la sapeva lunga. Proprio per questo aveva cercato l'aiuto di Carne:
"John, sai anche come si chiama la pianta che ha ferito Kate?"
"Certo, è un Helleborus Foetidus, lo avevo notato mentre aspettavo che tuo fratello..."
"Grazie." lo interruppe Carne, con insolita cortesia e sincerità. Ora sapeva cosa fare.
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