domenica, gennaio 21, 2007

CARNET 143 - The magnificent seven

Ora erano in sette: oltre a Kate e Carne c'erano Cyrus Smith, Gideon Spilett, Nebuchadnezzar detto Nab, Pencroff, e Harbert Brown. Carne non si avvide degli sguardi che Kate e Nab si stavano scambiando (sembrava che si conoscessero o che si volessero conoscere meglio) perchè stava pensando a come uscire di lì. I suoi nuovi compagni sicuramente ne sapevano più di lui e erano arrivati al momento giusto.
Cyrus, un vero americano del nord magro, ossuto, allampanato, di circa quarantacinque anni, con capelli corti e folti baffi già ingialliti era un brillante ingegnere e scienziato originario del Massachusetts. Gideon invece era un reporter del New York Herald, il miglior inviato che il suo giornale stipendiasse; avvezzo alle corrispondenze di guerra si batteva in prima fila “revolver in una mano e taccuino nell’altra". Era alto. Non aveva più di quarant’anni. Dei favoriti biondi tendenti al rosso gli incorniciavano il volto. Il suo sguardo era calmo, acuto, mobile. Pencroff era un marinaio ed era accompagnato da un ragazzo, Harbert Brown, orfano del suo comandante.
Harbert, quindicenne, amava dilettarsi studiando trattati di scienze naturali ed inoltre era stato educato a vivere in mare. Nab si presentò per ultimo, era da parecchi anni al servizio di Cyrus e gli era molto affezionato.

Tutti si erano presentati, stavano per farlo anche Carne e Kate (anche se non avrebbero saputo definirsi) quando un necator strisciò vicino alla spiaggia di cipree e vomitò brandelli di uno scialle nella lavorazione tipica di Alessandropoli, di colore nero, turchino e sangue cotto.
"Madame Shalikan!" mormorò Carne che ben ricordava il cadavere straziato della Culomante e il suo abbigliamento. Madame Shalikan era morta (Winnie aveva detto di avere dato fuoco alla villa di Camberwell Green per eliminare le tracce che potevano condurre la polizia a Carnet, e di Winnie ci si poteva fidare) e ora Madame Shalikan era, o era stata, su Shitland. Carne cominciava ad avere il sospetto ci fosse qualcosa di strano.