domenica, dicembre 31, 2006

CARNET DE CULO Chapter 15

L'improvvisa comparsa di Jason non era piaciuta a Kate. La riservatezza della sua missione poteva venire compromessa e per giunta c'erano cose del suo passato che era meglio non venissero a galla. Ma ormai...
Premette il pulsante del campanello. Attese. Attese ancora. Vide una luce filtrare sotto la porta, sentì dei passi, la porta si socchiuse e spuntò un viso familiare, più rilassato di come lo ricordava. La porta si aperse del tutto e apparve Carne, un po' ingrassato rispetto all'ultima volta, fasciato in una morbida vestaglia.
"Buona sera" disse "in cosa posso esservi utile'"
"Carne, sono Kate!"
"Kate chi?" (Jason si tranquillizzò, forse le cose non stavano come lui aveva pensato)
"Kate Fuller! Possibile che tu sia così rincoglionito?"
Kate. Ora si ricordava di lei, delle tempeste ormonali che il suo fresco corpo aveva scatenato in lui, di quel rapido accoppiamento che aveva preceduto la fine di due templari e della storia precedente... Ma questa Kate era diversa, era una donna, le tette avevano un'altra forma e il volto cominciava ad avere le tracce del tempo. E quella spazzatura d'uomo che aveva vicino chi era? Uno spacciatore, un lenone, o ancora peggio?
"e questo è il mio fidanzato, Jason. Ho bisogno di parlarti" continuò Kate.
"Accomodatevi" disse Carne, con la sensazione che il passato stesse tornando per giunta proprio nella notte di Natale.
Le appliques di ottone dell'ingresso illuminavano dall'alto alcuni quadri, tutti paesaggi dello Yorkshire, tutti di Constable. Uno di questi attrasse l'attenzione di Kate che riconobbe l'ansa del fiume e la struttura della costruzione rurale, oggi trasformata in una villotta di campagna. Ma non era lì per ammirare una collezione di dipinti e entrò nella biblioteca per prima sentendo lo sguardo di Carne accarezzarle le chiappe.
"Cazzo, Kate! Io con queste storie ho chiuso, sono finalmente tranquillo, soldi ne ho a sufficienza per vivere in un relativo lusso, sono diventato pigro, anche grasso. E tu arrivi qui con un fidanzato che, senza offesa, non è adatto assolutamente al suo ruolo e mi porti solo delle deduzioni basate sull'interpretazione di una flebile scoreggia?"
"Non ci capisco un cazzo" pensò Jason.
"Peccato che mio fratello sia uscito poco fa." continuò Carne "Molto probabilmente lui ti avrebbe dato retta. Non ha mai fatto un cazzo in vita sua, ha sperperato denaro in grandi quantità con il gioco e con le donne, è sempre alla ricerca di nuove emozioni per vincere la noia. Una storia come la tua sicuramente, grazie anche al tuo bel culo, lo avrebbe affascinato."
"Se va avanti così gli spacco il muso" pensò Jason.
"Tuo fratello? Hai un fratello? Da quando?"
"Da sempre. E' il mio gemello. Si chiama Carnet."
Il silenzio nella bella casa vittoriana si sovrappose a quello della notte di Natale in Bedford Square.

CARNET DE CULO Chapter 14 - Doctor Phineas Enema, a charlatan

A question: did you know that Mr. Pea of Pea & Lerrins comes from Leeds? Interesting, isn't it?

Chapter Fourteen is coming soon: Doctor Ph. Enema, the Charlatan, will administer the Rectal Syringe to relieve constipation and fecal impaction by bowel stimulation. Who'll be the first?

CARNET DE CULO Chapter 13 - The Christmas Three

O meglio, stava per farlo, quando una mano maschile con le dita lunghe e aguzze fermò il suo gesto.

Ci sono uomini con la forfora, gente dell'Irlanda o della Cornovaglia con i capelli crespi e la pelle secca, un po' rossastri. Poi ci sono quelli con i capelli unti, italiani o francesi, in genere, che temperano il difetto con la lucentezza e la pettinabilità. Nessuna di queste due caratteristiche è piacevole, ma nessuna di questi due tipologie di individui può essere definita schifosa tout-court.
Ma se unite queste due caratteristiche - forfora e capelli unti - otterrete un individuo quasi certamente ripugnante.
Jason Spengler aveva lunghi capelli neri, con un ciuffo oleoso che riavviava continuamente con la mano. Una mano al tempo stesso flaccida e ossuta, di colore cereo, con le dita lunghe e aguzze, che terminavano in unghie assai più piccole del necessario. La sua giacca, sempre rigorosamente blu, portava perennemente sulle spalle quello che poteva sembrare ciò che resta in un sacchetto di patatine fritte dopo essere stato trasportato in una cartella per documenti. Il giovane Jason, fondatore della Venkman, Stantz & Spengler, era fidanzato con Kate ormai da due anni.
Quella notte lei non se n'era accorta, ma lui l'aveva seguita.

"Kate, non puoi farlo" disse, riavviandosi il ciuffo.
"Lasciami, Jason!"
"Perchè lo cerchi di nuovo? Lo ami... ancora?"
"Posso spiegarti tutto, Jason. Ma non ora, ti prego..."
"Dovrei salutarti e lasciare che tu passassi il Natale con quell'uomo?"
"Dammi un'ora, Jason. Un'ora, e sarò da te"
"Ma cosa devi dirgli di così importante?"
"Niente di importante o di segreto" disse la donna, mentendo.
Jason era schifoso, ma non del tutto idiota. inoltre conosceva le donne.
"Allora glielo diremo insieme. Pensa che bello: Un Noel-à-trois!"
"The Christmas Three" sussurrò rassegnata Kate suonando finalmente il campanello.

sabato, dicembre 30, 2006

CARNET DE CULO Chapter 12 - Kate and the city

"Quale parco? Quale?"
Le disposizioni che il novantasettenne nonno le aveva lasciato andavano rispettate anche se Kate non sapeva quali fossero. Ecolalicamente ripetè un sospiro, molto simile all'ultima flebile scoreggia inodore del vecchio Timothy. Kate effettuò rapide associazioni e dedusse. Quella flatulenza altro non era se non metacomunicazione: "Cerca Carne, lui sa affrontare tutte le situazioni di merda, ci ha vissuto per anni, è l'unico che ti possa aiutare. Addio, mia cara!" Straordinario il vecchio! Anche in una situazione estrema era riuscito, col minimo sforzo, ad indicare una via d'uscita.
Carne. Se lo ricordava bene! Lo aveva amato ma quando lei stava sperando di perdere la verginità nel modo giusto e nel momento giusto il bastardo si sbrigò invece in pochi secondi senza romanticismi. Ma the hurried bitch makes blind sons (traduzione: ormai non lo amava più).
Sì, era un bastardo, ma se l'era cavata in mille situazioni disperate e per giunta, fattore determinante, aveva culo. Non perse tempo. Trovò subito il suo indirizzo di Londra, Bedford Square. Fu facile arrivarci: dalla stazione di Euston Road prese Gower Street e arrivò direttamente a Bedford Square. Non ci volle molto per identificare la casa di Carne anche se le case eranto tutte uguali, color merda, ciascuna con quattro gradini verso l'entrata... tutte uguali tranne una, verniciata, senza apparente ragione, di bianco. Kate sentì che quella era la casa giusta, Carne era stato troppo tempo a contatto con la merda per non desiderare di starne lontano per un po'. L'ora era tarda, ormai erano le prime ore di Natale, ma lei aveva bisogno di Carne e non era il momento dele formalità. Suonò il campanello.

CARNET DE CULO Chapter 11 - The Shitting Goodbye

Il vecchio Timothy Graham Fuller chiese un po' d'acqua. Nella penombra della stanza, i suoi novantasette anni gli stavano scorrendo rapidamente davanti, come immagini di lanterna magica: il vecchio Culloden che pone la prima pietra della fabbrica della Salsa Pea & Lerrins, la sua prima notte nello stabilimento, il giorno in cui il vecchio conte gli rivelò la formula segreta, poco prima di essere ucciso da una pallina da golf, mentre chiacchierava con Meredith Jackobson al Willerby Garden. Per anni aveva continuato quel rituale in segreto, ma adesso stava tirando le cuoia, e doveva rivelare la formula della famosa salsa a qualcuno. C'era, ovviamente, una formula depositata, ma mancava di un ingrediente, quello che la rendeva inimitabile, e che garantiva quel caratteristico bruciore al culo che era diventato uno status symbol.
"Mandatemi... Katherine" disse il vecchio, ormai alla frutta.
Kate entrò nella stanza. Gli occhi le luccicavano di commozione. Il suo vecchio nonno, Granfa Timmy, il grande vecchio, stava per andarsene.
"Nonno..." sussurrò
"Non c'è tempo per le smancerie, piccola. Come sai, di grano te ne lascio poco: seicento sterline nel materasso, e un po' di azioni della Pea & Lerrins. Non un granchè. Ma ti dico una cosa che vale oro: per fare la salsa ci vuole una pianta che cresce solo a Londra. Si chiama ... Shit Tree. Quando ...la spezzi, dai rami esce un liquame scuro e puzzolente. Quell'imbecille di Timothy Lovejoy Higgins, il naturalista, ci studiò ... per anni, ma riuscì solo a tirarci fuori un alcolico per gallesi, al sapore di acido fenico... Invece...."
Il vecchio era alle ultime battute, le parole uscivano ormai come flebili rantoli.
"Le troverai... nel parco....."
"Quale parco, nonno? Quale?"
Il vecchio allungò una mano verso la finestra, come per indicare una direzione. La mano rimase per un po' tremante e sospesa... poi cadde sul lenzuolo, come un pavone abbattuto mentre tentava l'ultima ruota.
Mentre spirava, dal culo del vecchio usci una flebile scoreggia. Forse era un'indicazione, ma Kate non se ne accorse.

venerdì, dicembre 29, 2006

CARNET DE CULO Chapter 10 - Upon or in the Shit?

John si era preparato ad una lunga attesa ma la noia fece la sua comparsa in maniera violenta. John prese allora il suo notebook e trovò subito una rete disponibile. Diede un'occhiata alla posta, cancellò subito tutti i messaggi relativi al potenziamento e all'indurimento del suo pene e subito dopo si mise alla ricerca di informazioni su luogo dove si trovava. Uno strano posto. Un piccolo sobborgo a sud est del centro di Londra dove avevano vissuto e dove erano morti personaggi famosi, attori, pittori, musicisti e molta povera gente senza nome. Nei pressi della villa dove Carnet era entrato sorgeva infatti la Peckam House, un manicomio, chiuso nel 1955, dove, per un motivo o per l'altro, veniva rinchiusa gente lunatica o più semplicemente scomoda, un posto malsano, umido e degradato dove la permanenza media, prima del decesso, era di soli 18 mesi. Ma tra il dicembre del 1845 e il gennaio dell'anno successivo la situazione precipitò. Una terribile dissenteria si diffuse tra tutti gli ospiti dell'Asylum. Le autorità intervennero subito modificando la dieta, aggiungendo grandi quantità di birra che prolungarono la produzione di escrementi e abbondanti dosi di riso che li solidificarono. Alla fine di gennaio tutt'intono al manicomio si innalzavano montagne di merda; il tempo insolitamente secco le conservò e limitò il tanfo ma il problema andava risolto. Il cognato dell'assessore alla sanità, proprietario di una azienda di scavi, trovò la soluzione.
This asylum, known as Camberwell House, with its surrounding pleasure and garden grounds, occupies a space of some twenty acres, part of which is laid out in a park-like manner, the remainder being kept for the use of the patients who take an interest in garden pursuits.
I venti acri della proprietà vennero trasformati in un formicaio, profondi pozzi lasciarono praticamente intatta la bellezza del parco mentre le gallerie orizzontali presto si prestarono ad essere riempite. Il terreno sarebbe stato fertilissimo e gli ospiti sopravvissuti avrebbero potuto dedicarsi alla cura dei giardini***.
"Carnet è sopra la merda!" pensò John dopo avere letto con attenzione le notizie del sito che aveva trovato casualmente senza sapere che, pur avendo formalmente ragione, la preposizione corretta non era sopra ma nella. Carnet era infatti nella merda.

***Si disse poi che le piante del parco crescevano molto velocemente, belle, rigogliose ma con un piccolo difetto: dai rami spezzati usciva un liquame scuro e puzzolente. Timothy Lovejoy Higgins, il naturalista della Regina Vittoria, dopo avere analizzato più volte il succo della pianta e avere chiesto scusa alla sua sovrana non trovò per l'insolito vegetale un nome migliore di Arbor Sterci, volgare: Shit Tree, i.e. Albero della Merda. Si disse anche che T.L. Higgins riuscì a fare fermentare con ottimi risultati i campioni raccolti e a vendere poi il prodotto, caratterizzato da un forte sapore di acido fenico, alle distillerie di Islay.

CARNET DE CULO Chapter 9 - The Shit and Ass Brotherhood (The Anal Club)

Quali misteri occulta la Confraternita del Culo e della Merda? Quali innominabili pratiche della Conventicola Anale hanno sedotto gli annoiati rampolli delle migliori famiglie di Londra? Quali oscuri abominii si celano dietro le imposte sempre chiuse della vecchia palazzina di Maida Vale?

Presto lo sapremo, leggendo il Chapter 9 di CARNET DE CULO - The Shit and Ass Brotherhood (The Anal Club)

giovedì, dicembre 28, 2006

CARNET DE CULO Chapter 8 - The pursuit goes on

Il sospetto si era fatto strada rapidamente. Perchè la vedova dell'uomo più ricco della contea si era sbarazzata in pochi giorni di tutti i suoi beni?
John aveva bisogno di sapere ma anche, dopo il lungo viaggio, di radersi. Il barbiere dell'hotel, non appena ebbe sentito il nome di Gwendalyne Peacock, non si fece pregare e cominciò subito a spifferare un mucchio di storie curiose. La vedova non era una ragazza inesperta, come d'altra parte il suo grosso culo e le insistenti voci sulla scarsa moralità della madre lasciavano intendere.
"Cu’ è figghiu ’i jatta, surci ha’ pigghiari" pensò John, ripetendo un proverbio che lo zio Salvatore ripeteva spesso. Il barbiere, mentre lo stava insaponando, continuava il suo racconto felice di avere un ascoltatore attento.
Prima di sposare Tobia Peacock era stata la moglie e successivamente la vedova del figlio del Reverendo Higgins, uomo di poche parole ma di discreti mezzi finanziari. La sua famiglia era originaria di un sobborgo di Londra, da cui arrivavano delle buone rendite grazie alla locazione di un immobile d'epoca. Dopo la prematura scomparsa del giovane Higgins la grossa vedova non perse tempo e sposò in tempi vergognosamente rapidi il saggio (e ricco) Tobia Peacock che, come il suo predecessore, non durò a lungo. In tempi vergognosamente rapidi la giovane bivedova trasformò i beni del marito in denaro liquido e partì per Londra dove voci riferiscono che acquistò una piccola villa nei pressi della Tate Gallery...
Mentre il barbiere continuava a parlare John stava già pagando il conto dell'albergo. Quello che aveva sentito era più che sufficiente per farlo salire sulla Ka e partire per Londra. Avrebbe risparmiato del tempo se avesse avuto la pazienza di ascoltare quello che il barbiere aveva ancora da dire su Gwendalyne.

Imbocco la M1, passò di fianco all'aeroporto di Luton e dopo un cinquantina di chilometri entrò in Londra e si diresse verso Westminster, 3 ore e ventotto minuti dopo essere partito era davanti alla villa di Gwendalyne (l'unica in mezzo a decine di bassi condomini, a pochi metri dall'angolo posteriore sinistro della Tate). Il portiere in divisa da grande ammiraglio fu molto gentile, gli spiegò che la villa era ormai da tempo, da quando Lady Gwendalyne l'aveva venduta prima di sposarsi col giovane conte di Culloden upon Bigelow, un residence di lusso, abitato da parlamentari del nord del paese.
"Il Conte è ancora vivo?" chiese senza pensarci John.
"No" rispose laconicamente l'ammiraglio "il matrimonio gli è stato fatale."
"Non c'è due senza tre" pensò John, ricordando le bestemmie di suo padre quando riparando una macchina era convinto di avere risolto i primi due problemi e poi, ricordandosi di essere in Inghilterra aggiunse ad alta voce: "It never rains but it pours".
"Vivevano a Chelsea, in Dovehouse Street vicino alla Chiesa di San Luca, nella bella casa londinese del Conte, dove la vedova risiede ancora".
"La trivedova è mia!" pensò John "Questa volta non mi scappa." ma non sapeva ancora che a Londra c'era Lady Hinshelwood. E non sapeva ancora che Lady Hinshelwood aveva un progetto: favorire un'unione tra l'erede Gwendaline e Carnet, (Carnet dipendeva da lei) per rientrare in possesso di una grossa somma di denaro, oltre a terreni, fabbricati e certificati azionari, e forse anche della formula della Salsa.
Ma John avrebbe saputo tutto questo presto.

Nella sontuosa casa di Chelsea non c'era nessuno salvo la cuoca (originaria dell'isola di Islay gli dissero al Builder Arms, il pub di Britten Street situato proprio dietro la villa).
Fu sufficiente una bottiglia di Caol Ila per fare venire le lacrime agli occhi della cuoca e per farle spifferare tutto quello che sapeva, compresa la storia di Carnet, assistito e ricattato dalla vecchia astuta Lady Hinshelwood. Carnet Abitava in Bedford Square, di fianco al British Museum, e si muoveva abitualmente con una Bentley guidata dal suo autista.
Ci volle una mezz'ora per raggiungere la sua destinazione. Ormai era tardi, anche le luci natalizie dei negozi di elettronica di Tottenham Court Road erano ormai spente. Alcuni sensi vietati gli fecero perdere un po' di tempo ma poi, passando da Great Russel Street arrivò sotto casa di Carnet. La riconobbe perchè la Bentley era lì, con il motore acceso, autista al volante pronto per assecondare le richieste del suo padrone.
John proseguì per alcune decine di metri, fece inversione di marcia, si fermò e spense i fari. L'attesa durò poco.

mercoledì, dicembre 27, 2006

CARNET DE CULO Chapter 7 - In pursuit

Leeds. Il luogo dove la ricerca del Pavone, pardon, del Peacock, doveva finire. O doveva cominciare. L'Airbus A-330 proveniente da Amsterdam atterrò al Leeds Bradford senza problemi. Le ruote accarezzarono il cemento della pista appena coperto da uno strato di leggero nevischio, l'aereo rallentò, invertì la marcia e si diresse verso il terminal della KLM. Un tapis roulant lo trasportò, senza alcuno sforzo, attraverso il tunnel fino alle scale mobili e agli ascensori verso il ritiro bagagli e al controllo passaporti, un percorso di pochi minuti che gli fece subito capire che non sarebbe stato facile trovare il bandolo della matassa. Già, perchè le pareti lungo il percorso verso l'uscita, come succede in tutti gli aeroporti, erano piene di pubblicità: Peacock & Jones, Peacock and Smithson, Peacock & Mc Carthy, Peacock & Lea, Peacock & Jackson... Peacock dappertutto! Alberghi, supermercati, consulenti finanziari, una banca, un produttore di ombrelli... Peacock dappertutto! Non sarebbe stato facile trovare il Peacock giusto. Era pronto a scegliere l'Airlink757, il pullman per il centro città, ma all'ultimo minuto, pensando che un'auto avrebbe potuto essergli utile, scelse una Ford Ka all'autonoleggio low cost e la prenotò per 3 giorni. Pagò le 63,81 sterline richieste e partì verso il Peacock & Turner Hotel nel centro di Leeds. Una volta sistemato scese nella hall e chiese ad un impiegato di potere parlare con il direttore. Pochi minuti più tardi entrò in un piccolo ufficio, una vera bomboniera, accogliente, illuminato con sapienza, legno e tappezzerie vittoriane, appliques di fine ottocento, stampe antiche e, dietro colui che sicuramente dirigeva la baracca, un quadro, sicuramente una riproduzione, che a John era molto familiare: si trattava di un dipinto di Tobia Stranover (NdE: Peacock, Peahen and Poultry - in italiano: Pavone, Pavonessa e Pollame) che era appeso da sempre sopra il letto dei suoi genitori. Ora ne capiva il perchè! Un quadro di famiglia, una sorta di stemma!
Il direttore molto cortesemente rispose alle sue domande e gli raccontò come il signor J.D. Jackson, attuale proprietario dell'hotel, lo aveva acquistato dalla vedova Lady Peacock pochi giorni dopo la triste dipartita di Tobia Peacock,
il precedente proprietario. Una condizione contrattuale, prevista dal defunto in caso di cessione dei suoi beni anche da parte dei suoi eredi, era che il suo cognome venisse mantenuto nella nuova denominazione. Ora John, ripensando a tutte le pubblicità viste, capì cosa era successo ai beni del defunto cugino di sua madre. Lady Gwendalyne si era sbarazzata di tutto in pochi giorni. Strano! Anzi, sospetto!

martedì, dicembre 26, 2006

CARNET DE CULO Chapter 6 - John, who's this man?

John Caruso, breve storia di famiglia. John era nato da una relazione tra il bellissimo Carmine Caruso e la benestante Ellen Peacock. George Peacock si incazzò moltissimo quando seppe che la sua amata figliola Ellen, madre di tre figli, dopo 11 anni di tranquillo tran tran aveva lasciato casa e famiglia per mollarla all'autista. Si incazzò molto di più quando gli giunse la notizia che l'adorata figlia stava per sfornare un piccolo italiano. Si incazzò a tal punto che ebbe un colpo e ne morì non prima di avere chiamato avvocati e notai e di avere spiegato loro che, anche violando la legge, tutto il suo patrimonio avrebbe dovuto essere trasferito al fratello minore Alphonzo. Al, microbiologo da anni emigrato in Inghilterra, era titolare di cattedra nella famosa Leeds School of Medicine, sposo fedele di una simpatica donna grassoccia e padre felice di Tobia, un ragazzo assennato.
John, dal canto suo, era cresciuto senza sapere nulla di tutto ciò finchè il giorno del suo trentesimo compleanno Carmine, dopo abbondanti libagioni, alzò il calice.
"Finalmente è morto!" disse, con aria soddisfatta.
"Morto? Chi?" chiese John con meraviglia, considerando il fatto che si stava festeggiando il suo compleanno.
"Quel bastardo di tuo nonno! E' morto ieri, a novantanni suonati."
Ellen guardava Carmine con rassegnazione. Si erano promessi solennemente di non rivelare mai la verità a John ma forse era meglio così, John poteva continuare a lavare le macchine nel garage del padre ma doveva sapere da dove veniva perchè sapesse, prima o poi, dove andare. John si fece raccontare tutto, seppe che suo nonno non era morto in un incidente d'auto prima che lui nascesse e che aveva trasferito tutti i suoi beni, con la complicità dei suoi avvocati, al fratello scienziato. Ora che sapeva da dove veniva sapeva anche dove andare. A Leeds.

lunedì, dicembre 25, 2006

CARNET DE CULO Chapter 5 - Tagging after

Era ormai Natale. La mezzanotte era passata da poche ore. La macchina di Carnet era sfrecciata oltre la stazione di Elephant and Castle e si era fermata dopo un centinaio di metri davanti alla Castle Brasserie (NdE: cucina del Bangladesh, chiusura alle 22, quindi già chiusa). Poco dopo era ripartita verso Camberwell, un sobborgo della parte meridionale della città noto per le sue origini medioevali, per la chiesa di St. Giles e per il fatto che Brian Ferry aveva vissuto lì. Ma non era certo per tutto questo che Carnet era venuto da queste parti, per giunta nella notte di Natale. Chi l'aveva visto poche ore prima aveva notato in lui segni di preoccupazione misti ad ansia e chi l'aveva visto così diverso dal solito era John Caruso.
John Caruso aveva seguito Carnet per tutta la serata, in maniera discreta, lontano sufficientemente per non farsi scorgere, vicino a sufficienza per non perderlo di vista. Lo aveva seguito senza riuscire a capire perchè Lord De Culo a notte fonda, si aggirasse per le vie di un sobborgo abitato in prevalenza da caraibici e da mediorentali. Carnet si era fermato a Camberwell Green* davanti ad una enorme cancellata in ferro battuto di fianco ad una casa di riposo. Poco dopo venne accolto da un personaggio assai inconsueto: un uomo di razza indiana, con un grosso turbante turchino ed una lunga veste bianca con colletto alla coreana.
Il cancello si richiuse alle sue spalle. John si preparò ad una lunga attesa cercando di capire perchè Carnet si fosse fermato nei pressi di un ristorante chiuso e sperando il freddo umido della notte non favorisse uno dei suoi soliti attacchi di colite.

* Sulla sinistra un progetto di Hughes Minet Esq. di una fattoria a Camberwell Green per Thomas Greensteed. Fu realizzata nel 1789 ma poi venne demolita nel 1819 per fare spazio alla Camberwell New Road (che poteva passare da un'altra parte!). Il terreno venne acquistato dall'assemblea parrocchiale alla fine del 1800 per proteggerlo (questa la dichiarazione ufficiale) dalla speculazione edilizia. Ma quale fu il vero motivo? (ma questa è un'altra storia anche se Carnet De Culo in questo momento si trova proprio lì, nel soggiorno di Madame Shalikhan, proprio nel punto in cui sorgeva la fattoria due secoli prima).

domenica, dicembre 24, 2006

CARNET DE CULO Chapter 4 - Mesmeric dance

La tre litri avanzava lentamente lungo Tottenham Court. La luce fioca dei lampioni e i rari passanti davano alla strada un aspetto spettrale. Sullo sfondo, il Covent Garden avvolto nella nebbia si stemperava verso l'alto in una fuliggine scura ed evanescente. Il vecchio Winnie procedeva guardingo, forse borbottando qualcosa sotto i baffi, ma Carne non poteva sentire perchè aveva chiuso il cristallo scorrevole. Non era assolutamente antidemocratico, teneva chiuso il cristallo per poter scoreggiare a suo piacimento senza dar noia al vecchio autista.
Lasciandosi alle spalle Bloomsbury, passando il Tamigi, la città si faceva più squallida, meno vivace. Oltre Walworth Road, le basse case dell'East End avevano perso quasi definitivamente il loro decoro, anche se a lato della strada ogni tanto qualche lunga cancellata lasciava supporre che dietro quei platani e quagli olmi sonnecchiassero antiche dimore.
La Bentley rallentò, curvò e si fermò davanti ad una enorme cancellata in ferro battuto. Il vecchio Winnie scese e tirò energicamente il campanello a saliscendi, poi risalì in macchina.
Dopo qualche minuto qualcuno venne ad aprire. Si trattava in verità di un personaggio assai inconsueto: un uomo di razza indiana, con un grosso turbante turchino ed una lunga veste bianca con colletto alla coreana.
"Lord Di Culo, Madame Shalikhan vi attende. Da questa parte, prego" disse l'uomo con un tono cortese ma molto distaccato.
Malgrado la pochissima luce, proveniente da una lucerna ottomana, si intuiva che l'atrio della casa era straordinariamente arredato da una collezione di samovar, accuratamente disposti su alcune grosse mensole di fattura orientale. Anche la boiserie della stanza era intagliata a motivi arabeschi. Sul pavimento, numerosi tappeti si sovrapponevano gli uni agli altri.
Entrarono in un salotto, dove il vecchio Winnie fu fatto accomodare. Carne fu introdotto nello studio di Madame Shalikan: Un piccolo ambiente in cui aleggiava un forte odore di mirra ed altri aromi d'oriente. Tutte le pareti erano coperte di quadri, specchi, appliques, piccoli bassorilievi, maschere africane, armi primitive, simboli magici, lucerne e bambole di ogni tipo e fattura. Le finestre erano nascoste da numerosi tendaggi. Il numero di tappeti era così elevato da rendere il pavimento pieno di dislivelli e di veri e propri gradini. Una unica lampada, sulla scrivania, ne illuminava il piano, completamente sommerso di oggetti. Madame Shalikan non c'era, o almeno così sembrò a Carnet, finchè non la udì alle sue spalle.
"Mi aparite... perocupato, n'est pas?" disse la voce di Madame.
Carne si rese conto allora che nella stanza c'era un paravento.
Madame ne uscì con un'aria orrenda. Una vecchia vestaglia di seta dorata, macchiata e consunta, avvolgeva a stento un decollété vizzo e grinzoso, coperto a malapena da uno jabotche forse, un tempo, poteva essere stato bianco. Un enorme cammeo di giada lo teneva legato alla meglio. Sopra a tutto, uno scialle nella lavorazione tipica di Alessandropoli, di colore nero, turchino e sangue cotto. Ma l'aspetto più impressionante di Madame Shalikan erano gli occhi: due topazi giallastri e fiammeggianti, incorniciati da palpebre simili al cuoio consunto nella parte superiore, e da enormi borse cascanti, simili allo scroto del demonio, nella parte inferiore. Questo orrendo panorama aveva come orizzonte una enorme riga nera di kajal, stesa forse qualche settimana prima.
"E' per vostro sogno, vero, Monsieur De Culo?"
"Sì, madame. Un sogno che mi ossessiona ogni notte"
"Io prego lei non dire niente più!"
Madame aprì un vecchio secretaire e ne estrasse quello che a prima vista sarebbe sembrato un cannocchiale, se non fosse stato per una delle due estremità, che era perfettamente arrotondata.
"Prego, lei toglierà suoi pantaloni et coulottes"
"Devo proprio?" chiese Carnet, visibilmente in apprensione.
"Non si può sapere cosa è davanti se prima non si sa cosa è dietro" disse risoluta madame.

CARNET DE CULO Chapter 2 - The Reasons of the Ass

My Ass
By Gwendoline Hichens

I have a large ass that goes in and out with me,
And what can be the use of him is more than I can see.
He is very, very like me from the thighs up to the waist;
And I see him jump behind me, when I jump into my bed.

The funniest thing about him is the way he likes to grow:
Not at all like heavy pumpkin, which is always very slow;
For he sometimes shoots up fatter like an india-rubber ball,
And he sometimes goes so swollen that there's only of him at all.

He hasn't got a notion of how people ought to play,
And can only make a fool of me in every sort of way.
He stays so close behind me, he's a coward you can see;
I'd think shame to stick to nursie as that arse sticks to me!

One morning, very early, before the sun was up,
I rose and found the shining dew on every buttercup;
But my lazy fattie ass, like an arrant sleepy-head,
Had stayed at home behind me and was fast asleep in bed.


Questo poemetto, scritto in giovanissima età da Gwendoline Hichens, fu da lei conservato per alcuni anni in una cassettina di legno profumato nella sua camera. Allorquando, alle soglie della pubertà, ella iniziò a sentire i primi rivolgimenti ormonali, ne fece dono in copia a Carnet De Culo, in occasione di un suo soggiorno estivo a Glamorgan. Carnet ne fu profondamente scosso, tanto da volersi disfare del manoscritto. La frequentazione dei due, fino ad allora improntata a infantile cameratismo, subì una brusca interruzione, tanto che Carnet pretese di ritornare a Londra con la scusa di dover sostenere gli esami di riparazione per quanto quell'anno fosse stato promosso. L'originale, conservato da Gwendoline, la seguì dapprima in casa Higgins e poi a Leeds quando divenne la signora Peacock. Nel trasloco a Londra, dopo la morte di Tobia Peacock, l'originale del poemetto andò smarrito. Ma in seguito, all'insediamento di Gwendoline nella magione di Chelsea, la cassettina di legno profumato fu ritrovata in un baule che conteneva vecchi cappelli e indumenti intimi femminili, oltre a un misterioso oggetto oblungo dalle fattezze di un cannocchiale, ma con una estremità perfettamente arrotondata... Piegato in 16 Lady Gwendoline volle che il foglietto fosse inserito nella controcassa di un orologio a meccanismo erotico da panciotto, una "montre libertine à automates lubriques", fabbricato da Jason Rigby di Londra, di cui ella era intenzionata a fare dono a Carnet De Culo dal momento che si erano nuovamente incontrati. Un dono che non sapeva se sarebbe stato gradito, anzi...

CARNET DE CULO Chapter 1 - The Smart Set

Alle undici di mattina Carnet de Culo se ne stava nella vasca da bagno, mollemente abbandonato nell'acqua leggermente profumata di patchouli. Titillava pigramente le corde del piccolo ukulele, ricordo del suo ultimo viaggio nelle isole del Pacifico, traendone i caratteristici suoni limpidi e lamentosi, secondo una semplice melodia insegnatagli dalla sua vahine nelle chiare notti del tropico. Di quando in quando una breve scoreggia saliva a galla creando graziose bollicine.
"Amor... Amor... ti stringo al cuor... ti parlo ancooor... d'amor... "
Che noia. A mezzogiorno lo attendeva il consueto appuntamento del giovedì con la giovane Lady Gwendaline, e insieme si sarebbero recati a colazione da Lady Cophetua Hinshelwood.
La piccola Gwendaline! Si conoscevano fin da bambini, fin da quando era solito passare le vacanze estive nella casa di campagna di zia Ethelred, nella tenuta del Carnarvonshire. Lo zio Wulfstan, conte di Glamorgan, veniva a prenderlo alla stazione di Huddersfield con la Bentley guidata dal vecchio Winnie, autista e giardiniere nonché stalliere di famiglia. Li accompagnava Gwen, figlia della cuoca Jemima e del maggiordomo, il signor Hichens.
Già allora Gwendaline aveva un culo spropositato e lui la chiamava Chiappona. Lei sembrava offendersi, ma in realtà, non si sa come, era fiera di portarsi attorno quelle immense natiche tremolanti, e celiava.
Ma ora? Ne era passata di acqua sotto i ponti! Gwendaline era riuscita a sposare in prime nozze il figlio del reverendo Higgins. Quando il poveretto morì improvvisamente non passò molto tempo che si fidanzasse con Tobia Peacock, un giovane e facoltoso uomo d'affari di Leeds. Alla sua morte, sopravvenuta inaspettatamente un mese dopo le nozze, Gwendaline si trasferì a Londra, prendendo alloggio in una graziosa palazzina di Pimlico. Ella era ormai dotata di cospicui mezzi di fortuna, e conduceva una vita agiata. Fu poco dopo il suo arrivo nella capitale che si incontrarono nuovamente: Lady Hinshelwood, che amava contornarsi di giovani rampolli, era solita invitare ai suoi ambìti ricevimenti le giovani più in vista del momento, e a Gwendaline in virtù delle proporzioni del suo olimpico culo era stato facile accedere al salotto della signora. Ebbe così modo di conoscere il giovane conte di Culloden upon Bigelow, che sposò dopo un brevissimo fidanzamento. Purtroppo il matrimonio ebbe vita breve: Culloden morì improvvisamente pochi mesi dopo che si erano stabiliti nelle nuova magione di Chelsea. Carnet de Culo si trovava ora in un certo imbarazzo. Lady Cophetua non gli aveva nascosto che avrebbe molto gradito che frequentasse più assiduamente Gwendaline, e lui non poteva rifiutarsi visto l'aiuto che aveva ricevuto dalla signora la volta che aveva perso 3500 sterline al giuoco del backgammon, l'altra volta che un uomo era morto mentre lui stava guidando da ubriaco la sua automobile sportiva in Hyde Park e quando una donna era scomparsa dopo una di quelle festicciole. Di certo Lady Hinshelwood aveva validi motivi per favorire questa frequentazione: il suo defunto marito era stato socio del padre del giovane Culloden nella fabbrica della Salsa Pea & Lerrins, "La Salsa Che Fa Bruciare Il Culo" dalla formula segreta. Ma il vecchio conte, ucciso da una pallina vagante durante una partita di golf, aveva lasciato aperte molte grosse posizioni debitorie con la società di cui lei era ora titolare e che il figlio non aveva voluto onorare.
Favorendo un'unione tra l'erede Gwendaline e Carnet, che dipendeva da lei, avrebbe potuto rientrare in possesso di una grossa somma di denaro, oltre a terreni, fabbricati e certificati azionari, e forse anche della formula della Salsa.
Mentre si avvolgeva nell'accappatoio tiepido, Carnet si accorse di avere paura.

sabato, dicembre 23, 2006

CARNET DE CULO - Preface

Premesse:
Da più parti si sentiva una vaga, pallida ma insistente necessità di ricominciare.

La latitanza del Fondatore e l'ambiguità delle sue sporadiche risposte avevano accreditato sempre di più le prospettive solipsiste. Al pari dei destini dell'uomo dopo l'illuminismo, anche gli orizzonti di Carne si erano progressivamente allontanati dalle dimensioni ultraterrene della sua vicenda. Molti, tra cui il Pontefice, sostenevano che il male del secolo fosse il relativismo, generato dall'aver riposto un'assoluta fede nella ragione per poi aver dovuto ammettere che la verità oggettiva, al pari della realtà oggettiva, erano solo vane e mutevoli utopie, generate dai molteplici sistemi di rappresentazione. Il Fondatore allora, si sarebbe ritratto vedendo l'abuso che Carne avrebbe fatto del libero arbitrio. Carne aveva le prove del contrario: il libero arbitrio sopravviene quando il Fondatore si sottrae. Carne, ora, non credeva più a nessun fondatore, ed era nella piena convinzione di essersi autodeterminato.

p a u s a . . . . .

mercoledì, dicembre 20, 2006

Carne di Culo - Le armi

L'intrusore anale era un'arma segreta ma la voce che esistesse era giunta sino ai mezzi di informazione. I Cavalieri della Tavola Rotonda, così amavano definirsi le eminenze grige della Confederazione occidentale, decisero di sviare l'attenzione mettendo in commercio un attrezzo che avrebbe distratto, con le sue caratteristiche, anche il segugio più attento. Lo chiamarono Anal Intruder, la traduzione letterale del nome in codice dell'arma segreta. La descrizione era chiara:"Anal Intruder Kit: six different attachments on a multi-speed vibrator. Butt plug, anal probe and rectal screw are standard options with a studded sleeve, ribbed tip and deep anal explorer thrown in for good measure. You'll sample each style of anal stimulation, returning to your favorites for special all-anal orgies." Il prezzo, definito in US$ 1,99, favorì la diffusione e l'attrezzo erotico divenne l'Anal Intruder per antonomasia facendo così dimenticare le voci sull'arma segreta.

martedì, dicembre 19, 2006

CDC 580

Messaggio per i lettori:
Riprendere in loop dal capitolo 9
cliccando qui

per scaricare il pdf,
per continuare la lettura dal capitolo 9,
cliccate qui

CDC - Postfazione

Quali sono le cose che ci aspettavamo da questa storia? Semplicemente quelle che distinguono una storia divertente dai soliti polpettoni decisi dal marketing delle società editrici, il realismo, la morale, lo stile.
Il realismo di Carne di culo non si discosta dalle altri tipi di correnti realiste anche se in questo caso è rappresentata solo una parte della classe lavoratrice pur non dimenticando i suoi reali problemi quotidiani, la sopravvivenza, il denaro, il sesso, la famiglia.
Il protagonista ha un forte senso morale: pur dovendo ricorrere alla forza, sa che il mondo è violenza e che la violenza non ha mai un senso e finchè può se ne tiene lontano conscio della fragilità propria ed altrui.
Chi ha scritto Carne di culo ha preteso il meglio di sè e questo ne fa un'opera che merita rispetto, lo stesso rispetto che il lettore riscontra nei confronti di sè stesso durante la lettura di ogni nuova pagina.
Questo liber interruptus ci fa sperare che la pianta, pur incompleta, generi dei semi che generino un'altra pianta... A quando Carne di culo 2?
Finito di scrivere
il 19 dicembre 2006

CDC 579


"Adesso basta!" disse il Fondatore.


Fine

CDC 578

Carne stava pensando al suo futuro e cominciava a vergognarsi. Se avesse ritrovato Kate (sentiva il dovere di riparare dopo la rapida deflorazione) l'avrebbe sposata.
"Vuoi tu Colonello Carne Bisazza Di Culo prendere per sposa Caterina Comesichiama..." ecco come il celebrante avrebbe iniziato la cerimonia tra le risa degli invitati.
Bisazza, che cazzo di cognome per uno che aveva sparso merda per mezzo universo! E che cazzo di cervello poteva avere il Fondatore per avere architettato una storia simile? Quantomeno avrebbe dovuto scusarsi con lui. Ma questo sarebbe successo in futuro quindi era meglio pensare al presente dove tutto filava nel rispetto della risposta del Fondatore. Padre o non padre Grande Merda Bisazza doveva morire ed era successo. E adesso?

CDC 577

"Cosa ci fa lì quasi tutta la mia famiglia, ben celata, forse per mantenere un grande segreto?"
"Sì" disse Mouse, con un forte senso di colpa per avere ammazzato Grande Merda dopo averne esclusa la possibilità durante la loro ultima conversazione.
"Un gran segreto anche se Grande pensava di esserne l'unico a conoscenza. Io sapevo."
"Tu sapevi?" la meraviglia di Carne non aveva confini "Tu sapevi e mi hai detto di essere mio padre?"
"Sapevo, sapevo, non potevo non sapere. Io sono impotente, sono sempre stato impotente. Quando Grande mi ha detto che Isa era incinta e che ero stato io (bastardo, lui era davvero una grande merda) ne sono stato felice perchè compresi che Grande, della mia impotenza, non ne sapeva nulla. Se non lo sapeva lui non lo avrebbe saputo nessun altro. Lui non avrebbe potuto sputtanarmi e la verità non sarebbe venuta a galla. Per giunta più volte gli avevo ripetuto un concetto: Per proteggere un segreto a volte basta chiedere a chi lo custodisce di non rivelarlo, a volte però è meglio ucciderlo. E lui non si è mai tradito, non mi ha mai tradito, e io non l'ho mai ucciso"
"Ma ora lo hai fatto."
"Sì, stava per cedere."
Bella storia! Stava per finire e Carne scopriva che l'uomo che ormai considerava suo padre aveva ucciso suo padre. Bel casino! Ma per fortuna la storia stava per finire.

CDC 576

"Sto venendo lì" aveva detto Carne. In quel momento Mouse sentì bussare alla porta.
"Carne è arrivato!" si disse come se avesse avuto un presentimento.

Carne entrò. Mouse gli indicò il corpo steso sul pavimento allargando le braccia come per dire "E' successo".
Grande Merda non era più non ancora morto. Infatti era morto. Il cranio era fracassato ed era steso a terra in posizione innaturale. Era normale che lo fosse. Ve lo immaginate uno morto con il cranio fracassato steso a terra in posizione naturale?
Un rigonfio innaturale, quello sì, sul fianco del panciotto attirò l'attenzione di Carne. Cucito nella fodera c'era un poderoso portafoglio, curvato dal contatto prolungato con la scatola toracica, un po' sudaticcio. Lo aprì. Non c'era denaro ma molti foglietti d'appunti, alcune fotografie ormai ingiallite e un vecchio documento sgualcito intestato a tale Anocleto Bisazza. Le foto ritraevano una giovane donna dai lineamenti familiari, poi la stessa donna con un bimbo molto piccolo, anche lui dai lineamenti familiari, poi la stessa donna, più avanti negli anni, in abito di grande sartoria. Carne Sussultò. Era Isa, Isa Di Culo, sua madre! Riguardò la foto del bimbo ed ebbe un nuovo sussulto, quel bimbo era lui! Prima ancora di compiacersi per non essere stato lui ad ammazzare Grande Merda si chiese:
"Cosa ci fa lì quasi tutta la mia famiglia, ben celata, forse per mantenere un grande segreto?"

lunedì, dicembre 18, 2006

CDC 575

"Risponde la segreteria telefonica del numero 0106 8-136010. In questo momento non c'è nessuno. Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico". Il segnale fu ovviamente di cattivo gusto, ma ormai Mouse, malgrado il suo lignaggio, si era dovuto abituare al mondo degradato che lo circondava e ai suoi segni.
"Sono Carne, ho bisogno di sapere se Grande Merda è ancora vivo" disse, con un tono decisamente tranquillo, la voce.
Mouse, per la prima volta, ebbe dei dubbi sul fatto che Carne fosse coglione. Doveva rispondere oppure no? Grande era morto oppure non ancora, come aveva detto a suo tempo l'oracolo? Il reality, per una incredibile magia, si era rovesciato e Carne stava dirigendo l'orchestra?
"Sono Carne, se c'è qualcuno mi risponda, per favore!" disse ancora la voce aggiungendo, con un tono che a Mouse parve minaccioso: "Sto venendo lì."

CDC 574

Grande Merda era in ansia da parecchio tempo, sentiva che chi di qualcosa ferisce dello stesso qualcosa perisce, una maga gli aveva predetto che non avrebbe mangiato il panettone e solo ora, che si stava avvicinando Natale, cominciava a capire. Ripensò alla propria vita perchè in situazioni del genere bisogna farlo. Nome: Anocleto, proprio così. Nome e cognome: Anocleto Bisazza, proprio così e non era un segreto assoluto, perchè il Fondatore, che ce l'aveva con lui, lo sapeva e stava cercando di farlo capire a Carne. Con un nome così e con un certo numero di stronzate che aveva fatto da piccolo e da grande (di cui poi si parlerà tra poco) di lì a guadagnarsi il titolo di Grande Merda il passo fu breve. Fu davvero una grande merda quando mise incinta Isa Di Culo (una ragazza dell'alta borghesia) spacciandosi per un tale Dottor Mouse, fu altrettanto una grande merda quando convinse il Dottor Mouse che l'ultima prostituta con cui aveva fatto del sesso era rimasta incinta, fu una grande merda quando disse al Dottor Mouse che la prostituta si chiamava Isa Di Culo, fu una grande merda quando si mise d'accordo per inviare Pandemonium a fare schiattare Carne (suo figlio naturale) convincendo Mouse (che era convinto di essere il padre dello stesso) che era una cosa giusta. Inutile continuare, qualsiasi scelta della sua vita era degna del suo nome. Ma ora la fine si stava avvicinando e il suo timore era quello di non essere stato stronzo a sufficienza (un rammarico che come vedremo non lo avrebbe accompagnato a lungo).
Aveva le lacrime agli occhi quando gli sfuggì una frase: "E' finita"
"Sì" disse Mouse (come affermazione del conseguente) e un decimo di secondo dopo gli fracassò la testa con grande la base di marmo di una piccola scultura di Chiparus, il pezzo della sua collezione al quale era più affezionato. In quel momento squillò il telefono.

CDC 573

Mentre avanzava verso la villotta il suo ricevitore interstellare gli segnalò un messaggio in arrivo. Era del Fondatore! "Tu sei Io sei tu". Non si preoccupò di capire e decrittò immediatamente il messaggio: "0106 8-136010 (in ogni caso Bisazza è da eliminare)". Il Fondatore, per aiutarlo una volta ancora, gli aveva inviato il numero di telefono della villotta per poterla contattare (se Grande Merda fosse già stato eliminato avrebbe rinunciato al viaggio).

Decrittazione
Tu: 010
sei: 6
I: 8
0: 13

Risposta del Fondatore a Carne

Tu sei Io sei Tu

(Comunque: Bisazza)

CDC 572

Spengler era morto, Grande Merda non ancora. Interpretando vecchie scritture in suo possesso capì cosa intendeva il Fondatore: "Non mangerà il panettone" è come se avesse detto. Traducendo in altre parole per Grande Merda c'erano solo due possibilità [-a) Grande Merda si faceva fuori da solo prima di Natale; -b) lo faceva fuori qualcuno prima] di Natale il che le restringeva ad una sola. Carne sperava nella possibiltà a) ma se nel frattempo qualcuno si fosse assunto la responsabilità b) questo non gli sarebbe dispiaciuto.
Doveva prepararsi ma poichè il medium è il messaggio, anche l'abito doveva fare il monaco. Non era la prima volta ma questa era una volta speciale, avrebbe dovuto eliminare uno dei personaggi della storia e così la storia si sarebbe avvicinata alla fine (che poi avrebbe coinciso con il suo premio, la libertà). Era indeciso su come abbigliarsi e scelse la modalità Lee Marvin in Cat Ballou (NdE: un ben meritato Premio Oscar), nel momento che precede il duello con il fratello bastardo, dopo avere scartato camicia di seta nera di Nico, troppo semplice per un'occasione di tale importanza.
Dalla sua panoplia scelse una Colt 45 Peace Maker Black e un cinturone di pelle da 24 pallottole. A quel punto fu pronto. Non aveva bisogno d'altro. Si diresse, deciso come non mai, verso la villotta dello Yorkshire.

Riassunto dell'ultima parte

Fino al capitolo 563 Carne ha vissuto un'aria da tempo sospeso, come se per lui non esistessero nè passato nè futuro. Senza sapere nulla del libero arbitrio nel capitolo 564 prende una decisione: "Questa storia deve finire" a cui fa seguito la clamorosa premessa al sesso con Kate: "Questa è la volta buona". Il dado è tratto. Già che c'è elimina i due templari suggeriti dal fondatore, li fa secchi con un solo colpo. Senza saperlo sta diventando onnipotente (Grande Merda comincia a preoccuparsi, Mouse, forse più merda ancora, a divertirsi) ma gli manca ancora l'autostima. La mendica dal Fondatore che lo manda a fanculo. Come fanno in molti Carne intravvede nella risposta del Fondatore l'affetto che gli manca e ne deduce consigli per la sua vita futura. Anche quando capisce che il Fondatore gli sta dando del coglione, lui lo considera uno stimolo per liberarsi dal giogo...

Considerazioni di Carne sul Fondatore

Oh, mentore delle mie gesta, che poi sono le tue, rispondi.
Abbi pietà di ciò che fagociti. Davvero, come l'Altro Fondatore anche tu hai lanciato una pietra e poi hai forse soltanto assistito al propagarsi del tuo fiat. Davvero, come l'Altro Fondatore mostri di non essere più presente, e come Lui, interrogato, non rispondi, o se rispondi, sempre ammesso che sia tu a rispondere, rispondi in lingue a me sconosciute, tali per cui ho dovuto ricorrere ad improbabili aruspici, che non sono iscritti all'albo e non rilasciano neanche fattura.
Ed ora mi lasci in questo vuoto in cui c'é solo questo persistente profumo di Chanel n.ro 5, e poco altro? E questo scegliere tra il nulla e una mappa già pefissata, lo chiami libero arbitrio?

Ma sei poi tu che lo chiami libero arbitrio?

CDC 571

Carne aprì il pdf della sua storia, lo rilesse con attenzione e, a parte le considerazioni di Pandemonium delle quali non gliene fregava nulla, arrivò al capitolo 560 che gli chiarì alcuni aspetti quantomeno dubbi.
"E allora, abbiamo provato a modificare un po' le cose nella tua vita - disse il Dottor Mouse - ma ci siamo resi conto che queste cose non si possono fare senza la tua collaborazione. Abbiamo disegnato una mappa, e tu ti ci sei mosso dentro. Eri libero, completamente libero di andare dove volevi, eppure hai seguito la mappa. Sei un coglione".
Questo era scritto, questo aveva detto Mouse e, se questo lo aveva detto suo padre, la cosa era seria. Non certo il fatto che lui era un coglione, ma tutto il resto. Tanto per cominciare quei maledetti bastardi lo avevano controllato sin dall'inizio e avevano trascritto tutte le sue mosse... ma nel capitolo 560 non avevano ancora visto cosa avrebbe fatto al capitolo 564 e ne avrebbero poi parlato solo nel capitolo successivo.

domenica, dicembre 17, 2006

CDC 570

Per ore Carne studiò la traduzione poi cominciò a prendere appunti, analizzando ogni singola frase del messaggio del Fondatore.

Mio caro piccolo Carne,
Mi vuole ancora bene.

Volevi più risposte? Eccole!
Il Fondatore è disponibile.

Non chiedermi troppo Carne, io sono ancora vivo..
Io non ho detto niente, non capisco questa frase.

Tu hai avuto poco di quello che volevi, perchè poco hai fatto.
Ecco che mi rimprovera, cosa cazzo ne sa delle fatiche che ho fatto?

Sì, perchè con lo Shitgun potevi fare di più, molto di più, non trovi?
Cosa dovevo fare, riempire di merda Schit come un bignè?

Hai anche trascurato la famiglia Di Culo, ti consiglio di ricordartelo (assa-kor)
Cosa cazzo sta dicendo? Non sapevo neppure di avere un padre e mia madre... lasciamo perdere!

Grande Merda non ancora morto, Spengler sì.
Finalmente un messaggio utile. Spengler ce lo siamo tolti dai coglioni. Per quanto riguarda Grande Merda dovrò indagare sul significato di non ancora.

Chiedi a CICN NPEP un po' di scorte di N° 5
Il che significa che lo posso chiedere a CICN NPEP, non sapevo che fosse ancora dalla mia parte.

Mio amico, stai attento a Bisazza che ne ha di più. Cerca di eliminarlo.
Lo eliminerei volentieri, se sapessi il perchè e soprattutto chi è.

Il Fondatore ti saluta
Bella fatica! Poteva dire qualcosa di più carino.

V.P.: Ricorda quello che ti ho detto, ricordatene almeno una parte!
Ho il sospetto che il Fondatore pensi che io sia coglione.

Messi i suoi appunti su carta, cominciò a riflettere e ne evidenziò tre: a) Grande Merda non ancora morto, bisogna sapere cosa significa l'intera frase; b) chi cazzo è Bisazza, perchè lo dovrei eliminare?; c) c'è qualcuno che pensa che io sia un coglione, e se fosse vero?
Carne aveva sempre risolto i problemi che aveva dovuto affrontare o i problemi si erano risolti da soli, quindi si concentrò sul terzo.


CDC 569

Il Fondatore aveva risposto e la risposta era lì, nero su bianco. C'erano tre possibilità: a) il Fondatore, per pigrizia, aveva risposto nella sua lingua; b) Il Fondatore era ubriaco; c) aveva risposto nella sua lingua mentre era ubriaco. Carne, come spesso diceva Pandemonium, non capiva un cazzo e questo lo aiutò moltissimo a decifrare il messaggio. Dopo avere riletto più volte la traduzione ne fu deluso perchè non trovò risposta ai suoi quesiti di carattere esistenziale. Il Fondatore non gli era stato utile. Ma forse, una volta smaltita la sbornia...

La traduzione secondo Carne

Msnak Carne ghiothera 'ndlo,
Mio caro piccolo Carne,

Ammaflandroe? Hlik!
Volevi più risposte? Eccole!

Rugam-blastash phuìnncs ml-leka, Carne.
Non chiedermi troppo Carne, io sono ancora vivo..
'Ndlo hos mermei troem, 'ndlo h-sis tloan.
Tu hai avuto poco di quello che volevi, perchè poco hai fatto.
Hin, enton droe ShitGun, hoi misat droe, ggsah nin?
Sì, perchè con lo Shitgun potevi fare di più, molto di più, non trovi?
Hanoé Di Culo gh-ovanà: molah tjour te-romb (assa-kor).
Hai anche trascurato la famiglia Di Culo, ti consiglio di r
icordartelo (assa-kor)
Phuìn Grande Merda knoà! Phuìn Spengler.
Grande Merda non ancora morto, Spengler sì.
Glo-'ndlo N°5 hlik-leka CICN NPEP.
Chiedi a CICN NPEP un po' di scorte di N° 5
Mlah, en-droe Bisazza. Sho-'tla thin.
Mio amico, stai attento a Bisazza che ne ha di più. Cerca di eliminarlo.

Yours sincerelu Fundador
Il Fondatore ti saluta

V.P.: K-nlì ota romb, ota 'n-dlo te-romb.
V.P.: Ricorda quello che ti ho detto, ricordatene almeno una parte!


Termini ricorrenti
assa: merda
droe:
di più
hin: affermazione
knoà: negazione
kor: faccia
leka: chiedere
'ndlo:
un po', poco, una parte, piccolo
nin: negazione
phuin: morto
romb:
ricordare

CDC 568

"No" aveva detto Mouse, non sarebbe stata la fine se Derek avesse risposto e la prova erà lì, nero su bianco. Con l'astuzia abituale che lo contraddistingueva, il Fondatore aveva tracheggiato ricorrendo alla sindrome di Babilonia. C'era un rischio, lo stallo. Se Carne avesse cercato di usare il cervello si sarebbe trovato di fronte ad un muro, non avrebbe avuto scappatoie.
"E' la fine?" chiese Grande che non vedeva soluzioni.
"Dipende da Derek dipende da Carne" disse in tono conclusivo Mouse che una volta di più non riusciva a sopportare le ansie di Grande.

Dal Fondatore a Carne Di Culo

Msnak Carne ghiothera 'ndlo.

Ammaflandroe? Hlik!
Rugam-blastash phuìnncs ml-leka, Carne.
'Ndlo hos mermei troem, 'ndlo h-sis tloan.
Hin, enton droe ShitGun, hoi misat droe, ggsah nin?
Hanoé Di Culo gh-ovanà: molah tjour te-romb (assa-kor).
Phuìn Grande Merda knoà! Phuìn Spengler.
Glo-'ndlo N°5 hlik-leka CICN NPEP.
Mlah, en-droe Bisazza. Sho-'tla thin.

Yours sincerelu Fundador


V.P.: K-nlì ota romb, ota 'n-dlo te-romb!

sabato, dicembre 16, 2006

CDC/INTERPRETAZIONI

Tre le storie che presentano decise analogie sul piano dell'interpretazione: Carne di Culo, Matrix, Truman Show.

Forti elementi di teologia e ontologia sono presenti nelle tre storie sopra indicate. Alcuni ritengono che esse derivino i loro temi principali dalla corrente dello gnosticismo, secondo la quale il mondo in cui viviamo è essenzialmente falso, ed è il risultato del processo di creazione che un Dio crudele, il Fondatore, ha ideato e realizzato. Un altro paragone religioso potrebbe essere connesso ai temi del Libro di Giobbe, in cui vengono imposte a Carne/Neo/Truman una serie di dure prove per vedere se rinunceranno alla loro missione. Un'altra allegoria religiosa potrebbe rifarsi al Giardino dell'Eden, da cui Adamo (Carne/Neo/Truman), avendo mangiato dall'albero della conoscenza (aver scoperto dove sta vivendo), se ne vuole andare (i tre vogliono farla finita con la storia in cui sono costretti a muoversi).

La teoria dei cristiani anarchici crede che le tre storie siano analogie con il cammino individuale verso l'illuminazione, verso la ricerca della verità e della libertà da qualsiasi potere terrestre (il Fondatore). Dopo aver scoperto che il mondo in cui vivono è un'illusione, dove ogni cosa succede seguendo un ordine perfetto, un copione predeterminato, Carne/Neo/Truman sono costretti a superare le loro paure e insicurezze per riuscire a scappare.

posted on Dec 16, 2006 by Froidiung Ass.

CDC 567

"E se Derek accettasse?" chiese Grande.
Mouse non rispose, fingendo di pensare.
"Sarebbe la fine?" azzardò Grande.
Mouse non rispose neppure questa volta. Stava per incazzarsi. Possibile che Grande, con tutta la sua malvagia e la sua esperienza, non sapesse altro che fare delle domande? Non poteva aspettare e vedere quello che sarebbe successo?
"No." Ma non era la risposta alla seconda domanda di Grande, era solo una negazione, un asettico metaoperatore di base, una gratuita operazione unaria fine a se stessa, forse semplicemente la verità, niente di più.

CDC 566

Carne era profondamente grato al Fondatore. Senza di lui non sarebbe esistito, non avrebbe avuto un nome, non avrebbe avuto una madre (poco di buono) e un padre (il mistero in persona), non avrebbe vissuto una vita avventurosa intervallata da momenti di esaltante edonismo. Sapeva tutto questo ma lui sentiva che il Fondatore era in debito nei suoi confronti, gli doveva una piccola cosa ma gliela doveva. Un incontro. Ci doveva essere un incontro riservato perchè Carne voleva sapere da dove veniva e dove sarebbe andato e questo solo il Fondatore poteva saperlo. Lui era potente, suggeriva: "due templari" e due templari apparivano e questo era un segno del suo potere. Voleva parlare con lui e poi se ne sarebbe andato per il suo destino.

CDC 565

"La storia ci sfugge di mano, stiamo perdendo il controllo di Carne" disse preoccupato Grande.
"Era ora." rispose Mouse aggiungendo "Adesso cominciamo a divertirci!"

CDC 564

Si svegliò. Kate non era vicino a lui. Buon segno, forse il giorno della marmotta era un sogno lontano, forse il 3 febbraio era arrivato. Casualmente aveva ragione.
"Questa storia deve finire" disse tra sè e sè avvicinandosi a Kate con la solita erezione che lo perseguitava ormai da tempo. Raggiunse Kate e le disse, col solito tono maschilista: "Questa è la volta buona!"
Kate sperava di perdere la verginità nel modo giusto e nel momento giusto ma considerando che il momento era arrivato, questo significava che quel momento era quello giusto e che la volta era buona. Carne si sbrigò in pochi secondi grazie anche ad una eiaculazione semiprecoce senza preoccuparsi dell'indice di gradimento che aveva riscosso. Stava pensando al secondo passo quando la fortuna fu benigna. Comparvero in quell'istante due Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis, due Templari insomma, gli stessi due invocati dal Fondatore, uno dietro l'altro come in una minima fila indiana.
"Questa storia deve finire" ripetè a se stesso e guardò il primo negli occhi.
"Ezechiele, 25:17. Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare, e infine a distruggere i miei fratelli. E voi saprete che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di voi!"
Non seppe mai chi gli aveva suggerito queste parole ma seppe cosa fare quando l'enfasi raggiunse l'acme. Con la vecchia 457 sparò un solo colpo nella fronte del primo. Caddero entrambi. E anche questa era fatta. Ma poichè questa storia doveva finire, la storia non finisce qui.

CDC 563/RESET4

2 febbraio, verso mezzanotte

"I casi sono due - disse Carne - O cerchiamo di recuperare qualche brandello della storia precedente, o andiamo avanti, e cerchiamo di riscrivere questa storia in modo più decente. Per esempio tu potresti cercare di non inciampare nel tubo di alimentazione della merda. Tutto sarebbe diverso".
" i casi non sono due. Sono... esattamente.... seimilioni novecentotrentaquattromila elevato alla meno dodici" disse Kate Fuller consultanto il suo probabilly culografico.
"Non sapevo che tu fossi una determinista" rispose Carne guardandola in tralice e sbirciando sotto la pagina del vocabolario.
"Se non credi a questa teoria, puoi chiedere a uno dei nostri autori, un tale Sheckloaca che adesso potrebbe risolvere il nostro caso. Ma purtroppo è latitante, forse in Romania. Dovrai fidarti di me".
"Bene bene. - disse Carne di Culo - ma tra tutte queste possibilità, abbiamo scelta?"
"Ancora con questa palla del libero arbitrio?" disse la ragazza sbuffando
"No, vorrei semplicemente una storia in cui tu non devi rimanere vergine". Carne era spazientito.
La ragazza sorrise. Per la prima volta guardò Carne negli occhi, a lungo.
" A questo livello c'è una certa libertà di movimenti" sussurrò, senza smettere di guardarlo.
Carne allungò una mano, prese delicatamente un lembo della pagina di vocabolario che copriva la ragazza. Lei abbassò gli occhi e con la mano nascose il suo sorriso, sempre più marcato.
Carne prese tempo: Guardò la pagina e lesse la prima parola che gli capitò... poi chiuse gli occhi e si addormentò.

CDC 562

"Non vorrai per caso riproporre tutta la storia un'altra volta?" disse Grande a Mouse, sorseggiando un full prof di Cloa Ca Ila "Io ormai mi sono rotto i coglioni."
"La gente dimentica, lo sai, e quindi ogni volta è come se fosse la prima volta... Chi vuoi che torni indietro più di 500 puntate per controllare se le cose sono già successe? Pensi forse che qualcuno si ricordi che ho avuto la polio?" rispose Mouse facendo un salto mortale da fermo.
"E poi ci sono le piccole varianti che ci aiutano. Prendi Kate. E' comparsa la prima volta al Titty Twister, ora invece è la copro-tagonista sin dall'inizio, e poi è nuda il che aumenterà ovviamente il numero di lettori. Tra qualche capitolo li faremo anche scopare... " continuò Mouse che stava pensando a come tutto ciò avrebbe contribuito a prolungare il suo contratto.
"Sì" disse impotente Grande " ma ora tiriamoli fuori di lì altrimenti il giorno della marmotta segnerà la fine di tutto."
"Faremo in modo che domani sia il 3 di febbraio." aggiunse laconicamente Mouse.

CDC/RESET 3

Rossella: So solo che ti amo.
Rhett: Questa è la tua disgrazia.
Rossella: Aspetta, Rhett... Rhett... Se te ne vai, che sarà di me, che farò?
Rhett: Francamente me ne infischio.

Carne: Lui sì che è un vero uomo!
Kate: Un vero bastardo figlio di puttana.

Tutto era sparito col reset tranne alcuni ricordi.

Su Schit, poco prima di essere attaccati, stavano litigando al centro di una riproduzione olografica di un vecchio film.
"Un vero bastardo figlio di puttana - ripetè Kate - come questi che stanno arrivando."
Dalla piccola apertura giungeva, insieme al sibilo del vento, il loro odore, confuso con l'umidità salmastra.
"Sì" disse Carne di Culo "doveva accadere".

CDC 561

If Groundhog Day is bright and clear,
there'll be two winters in the year.
Era il 2 febbraio e si celebrava il giorno della marmotta.
"Porca puttana, qui tutto ricomincia da capo!" si disse Carne. Qualche stronzo, sicuramente uno dei poteri occulti, aveva resettato tutto. Non solo era sparita la cattedrale, della quale non è che gliene importasse molto, ma non c'era più la sua Rolls Royce carrozzata Park Ward del 1939, la sua accogliente suite, se ne erano andati i pomeriggi nei caffè parigini, persino il suo fido Crozzo stava in quel momento sbavando da qualche altra parte. Per fortuna non c'era il sole e l'inverno sarebbe durato sei settimane di meno, il che significava che la primavera era prossima. A meno che. A meno che l'indomani mattina non ci fosse un nuovo reset con una nuova erezione.
"Sono stato tuo?" avrebbe chiesto di nuovo Carne di Culo.
"Non lo so" avrebbe risposto Kate.
Era proprio questa risposta quella che Carne non avrebbe sopportato a lungo.
"Dopotutto, domani è un altro giorno!" Sperò con tutte le sue forze che il 3 febbraio sarebbe giunto presto.

CDC/RESET 1

Uscì dalla Cattedrale. Non c'era più niente, neanche l'orizzonte. Una specie di buio bianco lo avvolgeva e lo teneva sospeso. Si girò: Niente più cattedrale. Niente più niente.

Ad un tratto però sentì una presenza alla sua destra, un leggero calore. Era lei, Kate, più nuda che mai, e più bella che mai. Entrambi erano nudi, e non ne provavano vergogna, anche se la ragazza riusciva a coprirsi un po' il pube con la pagina di un vocabolario. Ne diede una anche a Carne, che non riuscì ad utilizzarla per via di un'erezione litica.
Carne di Culo aveva fame. "Andiamo", disse.
E andarono.
Cinque erano le cicatrici che portava su di se', e cinque i lunghi consunti vessilli delle sue dure prove.
"Dammi da mangiare", disse Carne di Culo.
"Sì" disse lei, e lì a fianco comparve una grande credenza.
"Un uovo, Carne di Culo, un uovo per te" disse lei, e i suoi occhi brillavano come stelle lontane "quando tornerai ancora?"
Il silenzio d'intorno era rotto solo dal fischio del vento tra le pagine del vocabolario che volteggiavano. Il mare in distanza alzava piccole gelide onde rabbiose.
"Sono stato tuo?" chiese Carne di Culo.
"Non lo so" disse lei.

Nota del fondatore: "A questo punto o è finito oppure ci vogliono un paio di templari e un'escursione in qualche mondo bidimensionale. "

CDC 560

La cattedrale di Rouen era avviluppata da una pioggia torrenziale. Tonnellate di guano si stavano sciogliendo e colavano lungo le facciate, dando alla chiesa l'aspetto di una candela sulla bottiglia di un bistrot. La limousine parcheggiò sul retro.
"Perché avete scelto proprio una cattedrale?" chiese Carne
"Perché stare seduti su uno stupa sarebbe stato più scomodo, anche se forse più ageguato" rispose il dottor Mouse.
"Ok, ma perché proprio una chiesa?"
"Bisognava trovare un luogo che potesse introdurre nel nostro racconto le molteplici dimensioni dell'esistenza" disse Pandemonium dondolando i piedi, seduto sul tabernacolo.
"Quali dimensioni? Quale esistenza?" Chiese Carne preoccupato.
"Massì, tutte quelle cose sul fatto che la vita è apparenza, e c'è qualcos'altro dopo, o dietro, o sotto, o sopra...".
Stavolta, a parlare era stato il Commendator Breviglieri, che stava bevendo una Chinamartini seduto su un bancone della navata principale.
"E allora?" disse Carne.
"E allora, abbiamo provato a modificare un po' le cose nella tua vita - disse il Dottor Mouse - ma ci siamo resi conto che queste cose non si possono fare senza la tua collaborazione. Abbiamo disegnato una mappa, e tu ti ci sei mosso dentro. Eri libero, completamente libero di andare dove volevi, eppure hai seguito la mappa. Sei un coglione".
Carne stentava a riconoscere nel dottor Mouse la figura amichevole di colui che era stato suo padre in tempi migliori. E stentava anche a rioconoscere in quell'omino saccente e insinuante il grande operatore culturale noto al gossip mondiale con lo pseudonimo di Grande Merda.
"libero arbitrio, eh?" disse Carne.
"almeno a parole" disse sarcastico Pandemonium, che poi prese a camminare per la chiesa recitando ispirato alcuni versi:

"Meraviglia di lontano o sogno
portai ai confini della mia terra

e attesi finché il destino
trovò il nome nella sua sorgente

meraviglia o sogno potei allora afferrare consistente e forte
ed ora fiorisce e splende per tutta la contrada

un giorno giunsi alla fonte dopo un felice viaggio
con un gioiello prezioso e fine

la dea del destino cercò a lungo e alla fine mi disse
“Qui nulla di uguale dorme sul fondo”

Ed allora il gioiello sfuggì dalla mia mano
e mai più la mia terra ebbe il tesoro

così io appresi la triste rinuncia:
nessuna cosa è dove la parola manca".

"Ah - disse Carne - e chi mi assicura che anche ciò che stiamo vivendo adesso non sia altro che un racconto? Chi mi dice che anche voi, qui, non siate un altro livello di questo cazzo di videogame. Un livello che definisce e detrmina il livello precedente, per sesempio? "
"Non esagerare... lo interpreta, semplicemente. Si usa così, anche nella vita quotidiana..." disse Grande Merda, cercando di stemperare i toni.

"Chi mi dice che non abbiate nascosto il bario proprio qui, nei seminterrati della chiesa?" incalzò Carne, mostrando con questa frase che, come al solito, non aveva capito un cazzo.

Ad un tratto, dal pulpito, si fece vivo Colui:
"Per capirlo non c'è che il silenzio".

CDC 559

Crozzo seguì Carne fino alla limousine che li aspettava nel parcheggio sotterraneo. Si sistemò come al solito di fianco a Carne sbavando sul sedile di alcantara.
"Dove andiamo, signore?" disse a quel punto la voce flautata dell'autista, con un accento strascicato di Rouen
Crozzo sbatacchiò le orecchie, non credendo loro, ma poi, guardando per la prima volta l'autista, riconobbe le fattezze di Voce Flautata. O si trattava del fratello gemello di quello che aveva appena eliminato (stessa voce, stesso abito grigio, stessi occhiali neri) o erano piombati all'improvviso dentro Matrix. E Carne, che non ne sapeva niente, era convinto di trovarsi insieme all'emissario del governo! Mentre Crozzo pensava di avere fatto bene e triturare Voce Flautata Uno l'autista parlò di nuovo:
"Mio fratello non viene con noi, signore?"
"No, verrà più tardi" rispose Carne in modo evasivo*, senza capire il senso della domanda. Crozzo pensò che talvolta, casualmente, Carne era un genio.

* Watzlawick, what you say it is

CDC 558

"Fifty fifty" rispose Scoprilaspia dopo qualche attimo il che significava che, come tutte le altre volte, non aveva certezze. Crozzo, come tutte le altre volte, seppe cosa fare, il suo DNA parlava chiaro. Azzannò Voce Flautata alla gola, lo trascinò al tritarifiuti e dopo pochi secondi di lui si era persa ogni traccia. A posteriori Crozzo si disse che aveva fatto bene per due motivi: a) se Voce Flautata era una spia non c'era altro da fare; b) se non lo era, ne avrebbero mandato un altro.
"Crozzo, andiamo - la voce di Carne lo raggiunse mentre stava resettando il tritarifiuti per eliminare tracce dell'accaduto - Voce Flautata ci aspetta da qualche parte."
"Questo deficiente non capisce davvero un cazzo!" pensò Crozzo raggiungendo Carne.

CDC 557

Carne era certo di avere riconosciuto l'emissario del Governo soprattutto quando, come conclusione del riconoscimento aveva pronunciato la vera parola d'ordine:
"O.K. allora, Carne. Formalità espletata, andiamo" che non voleva dire che dovevano andare da qualche parte. Carne ogni tanto non capiva un cazzo (aveva in questo ragione Pandemonium) e questa era una di quelle volte. Ciò nonostante ebbe qualche dubbio sul da farsi e prese tempo con la scusa di dovere dare istruzioni alla servitù. Chi altri sapeva le parole d'ordine oltre a lui? Sicuramente qualcuno altrimenti il contatto non avrebbe potuto avvenire. E per giunta ci voleva un terzo, che fornisse ai primi due le chiavi di riconoscimento reciproco. Un segreto condiviso almeno da tre persone quindi, eseguendo una facile sottrazione, ne rimanevano due. Era possibile che questo individuo dalla voce flautata, con l'accento strascicato di Rouen, fosse uno dei due o uno dei tanti impostori nei quali era inciampato? Crozzo, su suo ordine, lo stava leccando facendo finta di dimostrargli affetto. Ma Crozzo non era quell'angioletto giocherellone che sembrava. Nel suo DNA c'era tutto l'addestramento che i suoi avi avevano ricevuto durante il secolo precedente nei canili del KGB ed era stato affiancato a Carne per aiutarlo nei momenti più delicati. Crozzo scodinzolando andò nel suo bagno personale e mentre faceva finta di lavarsi le mani attivò il suo kit Scoprilaspia, ci sputò dentro e aspettò il risultato. Non ci sarebbe voluto molto. Scoprilaspia avrebbe confrontato il sudore della voce flautata con i dati delle 2322 ghiandole sudoripare catalogate, tutte di spie dell'una o delle altre parti. Ancora pochi attimi e avrebbe saputo se andiamo voleva dire davvero andiamo.

Onorificienza sul campo concessa dal Fondatore: "Pezzo di bravura. Chapeau."

venerdì, dicembre 15, 2006

CDC 556

"Monsieur Carnet De Cul?"
La voce era flautata, con l'accento strascicato di Rouen.
"Est ce que vous cherchez moi, monsieur? Mais peut etre que vous etes en faute. Mon nom est Carne Di Culo, pour vous servir".
"Oh, non, monsieur! Vous v'appellez Carnet, j'en suis sur. J'ai vu votre photo sur la première page du Canard Enchainé....
"Allez affancul, alors! Piès de mèrd. Allez à rompre les coglions à quelcun autre. Je m'appelle CAR-NE-DI-CU-LO, compris?"
Questa conversazione in codice altro scopo non aveva se non di ottenere la piena sicurezza che Carne potesse riconoscere l'emissario del Governo.
"O.K. allora, Carne. Formalità espletata, andiamo".
Carne aveva dovuto imparare 128 conversazioni criptocoprolaliche a memoria. Farsi raggingere dalla persona sbagliata, nel momento sbagliato poteva voler dire una glassatura di merda al cortisone, con la morte come effetto collaterale.
"Un attimo. Devo parlare con la servitù per dare alcune disposizioni. Ho potuto trovare loro solo una modesta sistemazione. La mia fille de chambre e il cuoco alloggiano al Crillon nella suite presidenziale. Il giardiniere sta al Meurice con gli autisti perché non abbiamo trovato di meglio. E poi questo pied-à-terre è piccolo e non voglio averli qui di sera. Crozzo, Crozzo! Vieni rattin che papà Carnino tuo ti porta fuori con questo bel signore..."

La recensione di Aldo Magro

Chaos apparente in un procedere sempre logico. Pause assenti in una continua contaminatio plautiana. Personaggi metabolizzati riprendono vita e vitalità nelle cornici che completano il progredire dei momenti della vita del protagonista. Il passato si mescola con il futuro e ritorna spesso al presente in luoghi del mito. Le dotte citazioni che accompagnano i diversi passaggi non nascondono l'alto livello culturale dei diversi autori. L'intelligenza che pervade ogni riga del testo è trasparente ma genera una domanda che non ha bisogno di risposta e quindi non ha nemmeno bisogno di essere pronunciata. Un capolavoro assoluto che ha unico limite: la qualità dei suoi lettori.

posted by aldomagro@monarchiaalternativa.it on Dec 15, 2006

Come sappiamo Aldo Magro non è mai tenero nei suoi giudizi sui lettori. Per la verità in tutte le sue recensioni elogia gli autori sperando di potere cambiare cognome grazie ai contributi degli editori. Lo ringraziamo comunque per avere, per primo, recensito Carne di culo.

Riassunto dei primi 555 capitoli

La vita è come un film. Io però entro sempre durante il secondo tempo e non ci capisco mai un cazzo. (Altan)

Per chi si fosse messo a leggere solo ora riassumiamo quello che è successo sinora. Carne di culo (carne nome, di culo cognome finchè non ne avrà un altro) nasce dopo una gravidanza di una decina d'anni da una prostituta (così pare anche se poi si scoprirà dell'altro) e da un innominabile nobile inglese. Superata la fase turbolenta dell'adolescenza diviene portiere di una squadra di calcio (questa è una novità di cui nessuno ha mai parlato) e poi viene spedito in altri mondi a fare delle cose di cui non frega un cazzo a nessuno. Di certo c'è che torna, in qualche modo, con l'unica sopravvissuta di un gran casino, bella, giovane, inspiegabilmente vergine e con un sacco di miliardi di crediti in tasca (non conoscendo il cambio credito/euro non sappiamo se siano tanti o tantissimi). Non fa in tempo a riprendersi dalle fatiche appena tornate a termine che lo sbattono subito in una landa oscura e desolata a cercare di bloccare un atto terroristico. Ci va con la speranza di fare degli affari ma tutto va a puttane. Mentre sta per fare del sesso con la vergine viene portato in una villotta dello Yorkshire dove i due capi delle due fazioni avverse stanno chiacchierando amorevolmente. Uno dei due è suo padre, ma Carne non lo sa. Con una mossa alla Raffaella Carrà la verità viene a galla. A questo punto entra il ballo la madre troia/ex-troia/forsenulladituttociò. Carne cambia vita. Si traferisce a Parigi con la mamma, si immerge nel lusso più sfrenato ma....

Fondatore ha detto: "Isa si è spruzzata di N°5!!! Viene da Schit? E' una di Loro?"

NdE: La fama di Carne di culo è certamente legata al suo personaggio principale che rappresenta, anche secondo la nozione comune, l'uomo moderno. Una caratteristica di Carne è certamente la tradizionale καλοσκαγαθία eroica, l'essere di bell'aspetto ed eticamente virtuoso, cui aggiunge uno straordinario senso pratico e una grande curiosità.

CDC 555

"Ho la Spilla", disse.

"Van Cleef è dei nostri, e sicuramente avrà fatto un bel lavoro" disse la Voce.
"Lo spero" disse Isa lasciando scivolare la spallina della camicia da notte. Sapeva che la Voce, allo spuntare del capezzolo, avrebbe distolto lo sguardo dalla spilla. Malgrado l'età Isa, pensando alla reazione che stava producendo, si stava eccitando e cominciò ad accarezzarsi non noncuranza, simulando un vezzo infantile.
"Cosa stai facendo, maiale?" disse una voce alle spalle di Voce.
"Maiale? - pensò Isa senza preoccuparsi di quello che stava facendo la Voce - Pandemonium si è rifatto vivo!"
Ora cominciava ad avere le idee più chiare. La broche avrebbe aiutato Pandemonium a identificare, e poi a raggiungere, Colui (colui il cui nome non può essere pronunciato) di cui solo lei conosceva l'identità, (l'uomo che, nonostante i sostegni ortopedici alle gambe - un regalo della polio che aveva avuto da piccolo - si muoveva con una dignità flessibile e verticale che sembrava più il retaggio di un'antica nobiltà che non il frutto di uno sforzo consapevole, Sir Leigh Teabing).

Ma lei non sapeva che Pandemonium era un birbante al soldo di due padroni. Il che significa, per noi che vediamo le cose con distacco: a) Grande Merda voleva saperne di più; b) Colui non si fidava di lei.

CDC 554

Intanto Lupescu era entrato in questo momento.
Prima di rendersi conto di cosa succedeva, sentì una cosa lunga, sibilante e soda che tentava di intrudersi nel suo ano.
"Ohibò -disse- ma che cazzo di posto è questo ?

CDC 553

Sola in camera sua Isa si mise più comoda. Una leggerissima camicia da notte in voile di seta birmana fattale su misura dalle Sorelle Spagnoli, con le spalline incrostate di piccoli rubini a testa rotonda, per non irritare la pelle serica e ancora tonica, e una semplice vestaglietta corta in cashmere color marroncino, recante le sue iniziali a ricamo in oro giallo, bianco e rosso. Ai piedi due pantofoline in tinta, tacco 7, ornate di pelo di antilope a formare un ciuffo intrigante. Uno spruzzo leggero di N°5...
Si avvicinò alla toilette direttorio e azionò un bottone nascosto. Lo specchio prese vita.
"Contatto. Contatto. Isa da posizione 12. Rapporto numero 7."
"Ti sentiamo e ti vediamo, vai avanti".
"Ho la Spilla", disse.

CDC 552

"Andiamo, mamma"
Carne raccolse le sue cose sul tavolino e lasciò il vecchio Daytona come mancia.
L'autista della limousine, una Rolls Royce carrozzata Park Ward del 1939, aprì le portiere e Crozzo si scagliò dentro sbavando sui sedili di cuoio Connolly.
"Bestiaccia! Cara, bella bestiaccina mia..."
"Non dovresti viziarlo così, Carne, è pur sempre un cane..."
"Lui è Crozzo, mamma."
"Dove stiamo andando?"
"Vedrai".
Col finestrino aperto Carne respirava l'aria tiepida della primavera parigina. Il leggerissimo ronfo del dodici cilindri faceva da sfondo ai suoni della vita della grande città. Le sospensioni a balestre rivestite di cuoio ingrassato filtravano le asperità del pavé.
"Siamo quasi arrivati, mamma"
Svoltarono in Rue de la Paix e la vettura si fermò davanti al numero 5.
"Aspettami un minuto, mammina".
Carne scese. Il suo passo era di nuovo elastico, dopo le cure nella beauty farm del Trianon Palace a Versailles. Il leggero gessato di Kilgour's, non troppo stiff ma senza concessioni alla Ozwald Boateng correggeva mirabilmente l'appiombo del fondoschiena, mutato dal frequente uso dell'intrusore.
Isa lo guardò entrare da Van Cleef & Arpels.
"Figlio mio, bambino mio..." sussurrò.

"Bonjour monsieur Di Culo, la vostra broche è pronta. La prego di seguirmi."
Il direttore fece strada e entrarono in uno di salottini riservati. Un attaché dispose sul velluto di colore neutro il cofanetto in pelle di culo di ornitorinco e lo aprì.
"Va bene, ora va bene" disse Carne con voce piatta. "Ecco lo chèque" aggiunse, strappando dal carnet un assegno profumato al patchouli, in bianco.

"Eccomi, mamma cara, ciao Crozzo, bello mio, a casa, Olivier!"
Nel pied-à-terre di avenue Foch Carne desiderava che le luci fossero sempre accese e che vi fosse sempre pronto qualche cosa per rifocillarsi. Ebbero un leggero spuntino a base di carni fredde, quaglie ripiene, un sapido chiaretto delle nuove tenute di Saint-Emilion e piccola pasticceria appena sfornata.

"Che cosa hai ritirato da Van Cleef, Carne?"
Gli occhi di Isa brillavano di curiosità femminile.
"Questo. E' per te, mamma"
Isa soppesò il pacchetto, come era solita fare nei camerini dei teatri di rivista, e lo giudicò buono.
"Aprilo, mamma"
"Carne! Carne, piccolo furfante!" gorgogliò lei .
"Carne mio, piccolo mio" continuò, arruffandogli i peli della profonda fossetta che gli segnava le guance. "Sapevo che sei un ragazzo generoso, ma..."
"...Ma tu sei la mia mamma. Mammina mia..."

Sul tavolino da centro Louis XVI rivestito in marocchino il cofanetto dischiuso emanava un caldo bagliore bruno. La spilla a forma di merda, cesellata in lega di spuma d'oro marrone pareva vivere di vita propria. Migliaia di piccolissimi topazi marroni, ciascuno incastonato a Serty Mystérieux formavano una meravigliosa superficie vellutata. L'elegante voluta e il capriccioso ricciolo terminale la facevano apparire come una vera merda.

"Non ho le parole per dirti grazie, figlio mio"
"Andiamo a dormire, adesso, tu sei stanca".

Carne andò alla finestra. L'Arc de Triomphe e in distanza Les Invalides e la tour Eiffel. Spense la luce, e la costellazione del Galuscio brillò per un attimo sul suo fermacravatta.

CDC 551

Carne fece un salto da Lipp. Aspettò cinque minuti. Flack non si fece vivo. Carne non aveva tempo. Prenotò una camera per Flack all'Hotel Recamier lì vicino, in Place Saint Sulpice, un due stelle grazioso (conosceva i gusti di Flack, si sarebbe trovato a disagio al Crillon o al Ritz). Gli fece portare sei casse di Cristal, gli augurò tacitamente una giornata felice e ritornò da Marisa.

CDC 550

Carne era leggermente agitato, sapeva che ormai era giunta mezzanotte ed era il compleanno di Flack, il vecchio amico di scuola che lo aveva aiutato a gettare il corpo di Qualcuno nell'immondizia. Non voleva lasciare sola Marisa perchè sapeva che lei non avrebbe saputo resistere alla tentazione di mollarla al primo venuto. Contemporaneamente non voleva perdere l'occasione di festeggiare con Flack. Dalla sua postazione, ai Deux Magots, a due passi dal campanile di Saint Germain des Prés, vedeva le luci e l'animazione della Brasserie Lipp che si stava svuotando. Prenotò immediatamente la saletta del primo piano, ordinò del Cristal Roederer e prese una decisione, chiamò Flack e gli disse dove si sarebbero incontrati.
"Vado a cagare da Lipp, dove cagava Hemingway, l'ho sempre desiderato sin da quando ero bambino " disse a Marisa.
"Fai con comodo" rispose lei pregustando la possibilità di farsi il cameriere antillano.